Tattica

Fibonacci

Attorno ai numeri di Fibonacci e al loro utilizzo in borsa esiste un continuum di pareri ai cui estremi stanno la magia e la scienza esatta. I ritracciamenti di Fibonacci appartengono a quella categoria di indicatori che poggiano le loro basi teoriche sulla pretesa di un ordine naturale che pervade l’universo – quindi anche i flussi di borsa. Alla stessa categoria appartengono Gann ed Elliott: si tratta di approcci che aspirano a calcolare dove sarà la borsa domani, tra uno, dieci e vent’anni. Troppo anche solo per crederci, per noi mortali che non sappiamo nemmeno dove sarà tra un minuto.

Di Gann ed Elliot non so nulla e conto di mantenere la mia ignoranza sull’argomento, convinto di perderci qualcosa, non per spocchia ma perché arriva un momento, in ognuno di noi, dove la conoscenza perviene a saturazione. Nell’assimilare teorie, indicatori e vari approcci ai mercati siamo come spugne che a poco a poco si imbevono d’acqua, ma raggiunto un certo punto non la trattengono più ed aggiungere nozioni non solo è inutile: diventa confusivo.

Il problema legato a queste teorie non è che non funzionano: Fibonacci, quantomeno, funziona come qualsiasi altro indicatore tecnico e spesso bene. Il problema sta nella pesante aspettativa del trader verso questi approcci: se attribuisco ai ritracciamenti di Fibonacci, ai ventagli di Gann o alle onde di Elliott la dote divinatoria di indicare cosa succederà domani e tra sei anni con la stessa disinvoltura, è facile che sbaglino tradendo le aspettative del trader che getterà queste tecniche alle ortiche, dopo aver gettato i propri soldi. Una aspettativa del genere non può essere soddisfatta per il semplice fatto che esclude la componente psicologica dei mercati, ovvero la determinante con la quale ci troviamo a combattere ogni giorno sui grafici e con noi stessi.

Se però affidiamo a Fibonacci le stesse prerogative di qualsiasi altro indicatore, se non chiediamo a questa teoria più di quanto chiediamo a uno stocastico o a una coppia di medie mobili, ecco che il quadro cambia.

SPX settimanale, 2000-2008

Da top a bottom, la discesa della bolla Dot.com è stata interrotta da fisiologici rally rialzisti presenti in ogni Bear Market, partiti da 3 livelli di Fibonacci: 61.8 (A), 38.2 (B), e 23.6 (C). Il secondo rally riazista è stato fermato sul 61.8 (D) che prima aveva funzionato da supporto. Le frecce verdi orizzontali al centro del grafico identificano zone di congestione (accumulo) che hanno trovato come riferimenti il 38.2 (E) e il 50% (F), che non è un numero di Fibonacci, ma comunque altamente seguito dai trader. La congestione è terminata dando il via all’ultima gamba rialzista successivamente a un rimbalzo sul 50% (G), schiantandosi con un doppio massimo al top del 2007 (H), dove incrociava il 61.8 di ritracciamento (D) della Dot.com di sette anni prima.

SPX settimanale, 2008-2013

Il livello 61.8 ha tentato di fermare per due volte (A, B) la discesa cedendo poi di schianto e forzando anche il 50% (quadrato rosso). Sebbene “50” non sia un numero di Fibonacci, è comunque un livello molto osservato dai trader ed è solitamente un importante zona di congestione. Quando un livello viene osservato dalla massa dei trader, non ci sono mezze misure: o si assite a un rimbalzo oppure la rottura è drammatica, con alta volatilità e direzionalità. Dal bottom del 2009, le correzioni fisiologiche in un Bull Market hanno trovato supporto a 23.6, 38.2, 50, 61.8 e 73.6 (C,D,E,F,G), ovvero tutti i livelli di Fibonacci. Prima di essere superati, i livelli 61.8 (H) e 73.6 (I) hanno funzionato da importanti resistenze. Nel periodo 2007-2013 non c’è un solo ritracciamento o rally che non sia partito da un livello di Fibonacci.

Come visto, i livelli di Fibonacci vengono indubbiamente “sentiti” dal mercato, ma non perché obbediscano ad un ordine soprannaturale: nemmeno stocastico e RSI sono manovrati da arcani oscuri ma non per questo non li troviamo utili. I livelli funzionano perché, così come tutti gli indicatori tecnici, sono osservati dal mercato e quando il mercato vede il prezzo avvicinarsi ad uno dei suoi livelli, in particolare quelli compresi tra 38.2 e 61.8, reagisce così come reagisce a qualsiasi altro supporto o resistenza statici. A patto di non pretendere una previsione sui mercati fra dieci anni o anche domattina, i livelli di Fibonacci sono ottimi punti di supporto e resistenza che vale certamente la pena osservare, specialmente sui timeframe più elevati, per contestualizzare la propria analisi operativa.

Rispondi