Analisi di Mercato

Rollercoaster

Per salire, i mercati hanno bisogno di buone motivazioni, mentre per scendere è sufficiente il disinteresse dei trader: al resto ci pensa la forza di gravità che ha effetto sui prezzi come su qualsiasi altra cosa nell’universo conosciuto.
Alcune cattive notizie stanno già lavorando da tempo e, forse, non sono ancora incorporate nei prezzi appieno: il trade war con la Cina, il rialzo dei tassi USA, le eventuali problematiche europee che agli USA importano fino ad un certo punto ma che su un bull market vecchio di quasi 10 anni – la cattiva notizia più importante – possono avere un impatto che non è la semplice sommatoria dei vari problemi. Le trimestrali sono buone, alcune ottime, ma francamente credo che il mercato non si aspetti niente di meno e sebbene questa sia una buona notizia il suo effetto è lo stesso dello stipendio che arriva a fine mese sull’umore di chi lavora: nullo.
Graficamente, SPX è ancora in pieno bull market, anche se questa è una notizia di poco significato perchè ciò che importa e se il bull market proseguirà o se si sta trasformando in qualcosa d’altro.

Tutti gli indici maggiori stanno assaggiando per l’ennesima volta la propria MM200 e il dato è importante per due motivi:
1) la MM200 è un parametro molto seguito oltreoceano e
2) è stata la MM200 a fermare la correzione di febbraio dopo ripeutiti tentativi – falliti – di sfondarla. Resisterà?

Se la logica funzionasse in Borsa, la useremmo tutti e presto smetterebbe di funzionare: se nessuno opera illogicamente sarà impossibile portargli via i soldi. In Borsa funziona ciò che funziona e i ritracciamenti di Fibonacci – a patto di non usarli come trigger per decidere di operare sul mercato – sono una validissima bussola. Attualmente SPX è in trading range compreso tra 23.6 e 38.2 rispetto al massimo storico: un eventuale retest dei minimi di questa correzione la prossima settimana sarebbe un dato poco bello perchè ci sta arrivando troppo in fretta mentre in caso di risalita, l’area 2830 è una resistenza dura da saggiare perchè a quel livello convergono sia il 50% del ritracciamento dai massimi sia il 50% del range della Marubozu del 10 ottobre.

A sinistra è rappresentato il VIX in 4 diverse scadenze; la linea blu è il Vix a 9 giorni che sta ancora sopra alle scadenze più lunghe a 3 e 6 mesi: significa che il mercato ha ancora paura del futuro più immediato. A destra c’è il Vix index alle prese con il suo livello 20 ormai da giorni: quel 20 non è un numero magico ma il valore medio del Vix dal 2003 e quindi uno spartiacque tra normalità e anormalità, un po’ come i 37 gradi del termometro: sopra c’è febbre, sotto no.

Il primo segnale che le cose stavano cambiando – come discusso qui – era la scarsa partecipazione dei titoli al rialzo, che continua a rimanere scarsa: i titoli dell’intero listino USA che attualmente quotano sopra alla loro MM200 sono appena il 27%: a febbraio non scesero oltre il 40%, che è il valore sotto al quale, in passato, le correzioni cominciavano ad essere significative.
Senza ripresa della partecipazione dei titoli non ci sarà alcuna possibilità di proseguimento del bull market.

La prossima settimana sono possibili due scenari: un retest dei minimi – con alta probabilità che in questo caso vengano superati con supporto in area 2700 – o il primo tentativo di forzare 2830. Nello scenario attuale, l’acquisto sulla debolezza – tattica vincente dell’ultimo decennio – non è più consigliabile.

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