DGI,  Gestione del portafoglio,  Riflessioni

Analisi di un Portafoglio Dividendi

Articolo a cura di Gianluca Leo, Corrado Fantini e Luca Pirazzoli (Algo Project)

INTRODUZIONE

Storicamente un portafoglio composto da azioni appartenenti alla categoria Dividend Aristocrats, ovvero titoli che aumentano il loro dividendo ininterrottamente da almeno 25 anni, ha un rendimento variabile tra il 6% e il 10% annuo.

In questo studio abbiamo voluto verificare questo valore storico studiando il rendimento di un portafoglio composto da 17 titoli nel periodo compreso dal 2000 ad oggi.

Il periodo scelto è certamente un test severo sul portafoglio in studio in quanto, come noto, sono trascorsi due Bear Markets di importanza secolare per durata ed intensità ed occorsi in un lasso di tempo che consideriamo breve per il mercato azionario e per l’orizzonte temporale che deve caratterizzare l’investimento su azioni.

TITOLI IN STUDIO

Le 17 azioni scelte sono state selezionate dal paniere dell’indice S&P500 Dividend Aristocrats e tutte hanno una anzianità di aumento del loro dividendo ben oltre i 25 anni considerati di cut-off.
E’ stata inoltre considerata una corretta diversificazione settoriale:

XOM Exxon-Mobil
CVX Chevron-Texaco
JnJ Johnson&Johnson
BDX Beckton Dickinson
NVS Novartis
MDT Medtronic
PG Procter&Gamble
KO The Coca-Cola Company
MCD Mc Donald’s
CL Colgate Palmolive
MSFT Microsoft
IBM IBM
VOD Vodafone
T AT&T
BNS Bank Nova Scotia
WFC Wells Fargo
O Realty Income

METODI

Nello studio abbiamo ipotizzato l’investimento di 500 euro al mese su ognuno dei titoli: conseguentemente abbiamo virtualmente investito 102.000 euro all’anno per 14 anni.

Investimento Mensile per titolo – 500 euro
Investimento Mensile Totale – 8500 euro
Investimento Annuale 102.000
Investimento totale (14 anni) – 1,48 milioni euro

RISULTATI

Nella fig.1 sono riportati i risultati del globale di portafoglio nel periodo studiato, in USD

Partendo con l’investimento nel 2000 si è arrivati ai massimi di mercato del 2007 con un guadagno comprensivo dei dividendi percepiti e dell’apprezzamento dei singoli titoli azionari, pari a circa 400.000 euro. Con il Bear Market esploso nel periodo 2008-2009, tale guadagno si è praticamente azzerato, senza tuttavia intaccare il capitale fino a quel momento investito. In altre parole, gli ipotetici 918.000 euro che sarebbero stati investiti a Marzo 2009 sarebbero rimasti intatti. La ripresa dei mercati a inizio 2009 avrebbe successivamente riportato il valore di portafoglio, nel quale sono proseguiti i versamenti mensili comprensivi dei dividendi, alla cifra di 1 milione 400 mila euro

La fig. 2 presenta i risultati aggregati in percentuale oltre che in USD

L’area bianca nella parte inferiore della figura, rappresenta quello che volevamo cercare, ovvero il rendimento percentuale annuo del portafoglio. Nel periodo iniziale (2000-2003), ci sono state diverse fluttuazioni del rendimento del portafoglio: fluttuazioni irregolari, variabili tra +8% e -5% dovute al fatto che il portafoglio è iniziato nel pieno del Bear Market 2000-2003 ed al fatto che, a quel tempo, avevamo ancora investito poco.

Ai massimi del 2007, il portafoglio aveva fino a quel momento reso circa l’8% annuo, percentuale che come visto nella fig. 1, si è ridotta a zero al termine del secondo Bear Market (2008-2009).

In altre parole, se avessimo inziato ad investire nel 2000 e avessimo liquidato tutto il portafoglio a inizio 2009, non avremmo guadagnato nulla, ma avremmo ripreso per intero il capitale versato, depurato della sola inflazione.

Mantenendo invece il portafoglio, ed anzi, continuando gli accantonamenti, il valore del portafoglio ad oggi sarebbe raddoppiato (circa 2,8 milioni) rispetto agli 1,4 milioni versati. Un guadagno del 100%, pari al 7.14% annualizzato, in linea con quanto riportato in letteratura.

La Fig. 3 riporta il drawdown di portafoglio, che ha raggiunto il suo massimo all’inizio del 2009 attestandosi ad un -30% circa, compatibile con qualsiasi strategia d’investimento azionaria e notevolmente inferiore a quanto perso nello stesso periodo dagli indici.

L’indice S&P500, infatti, nello stesso periodo ha perso il 57.69%: praticamente il doppio.

DISCUSSIONE

Il primo decennio del 2000 è stato ribattezzato “The Lost Decade” per l’investimento azionario e il nostro studio ha confermato questo detto. Se infatti, come anticipato, avessimo liquidato il portafoglio all’inizio del 2009, non avremmo perso nulla (nonostante due Bear Markets a breve distanza temporale) ma non avremmo neppure guadagnato nulla.

Investendo su azioni a dividendo crescente, però, avremmo continuato a percepire i nostri dividendi in qualsiasi mercato e avremmo potuto attendere il rialzo, inevitabile a meno della disintegrazione dell’economia mondiale, con maggiore tranquillità: comunque avremmo avuto un flusso di denaro.

Scegliendo di studiare un periodo senza dubbio difficile per l’azionario, ci siamo posizionati con il nostro 7.14% di rendimento annualizzato, nella prima metà di quanto storicamente ritenuto e variabile tra il 6% e il 10%.

Per motivi tecnici, in questo studio non abbiamo apportato alcuni accorgimenti di investimento che si sarebbero adottati in un portafoglio reale. Ad esempio, molti dei titoli sui quali abbiamo iniziato meccanicamente ad investire (500 euro per titolo per mese) non sarebbero stato acquistati all’inizio del 2000, in quanto molti di questi avevano un valore di P/E molto superiore a 20. In un portafoglio dividendi, l’attenzione è posta sull’acquisto di ottimi titoli da dividendo ma anche qui vale la regola di non comprare ciò che costa troppo, per quanto di buona qualità. E ad inizio 2000, titoli come KO e JnJ erano palesemente troppo cari. La “Lost Decade” dei titoli azionari, quindi, l’ha subita chi ha comunque acquistato senza considerare ciò che andava a pagare e nel decennio successivo tali titoli non hanno reso in conto capitale (ma in dividendi, si) perchè dovevano comunque scontare l’ipervalorizzazione, come avvenuto poi nei due Bear Markets successivi.

Quest’ultimo aspetto, che ha posto una ulteriore difficoltà alla performance del nostro portafoglio virtuale, rende ancora più solidi e credibili i risultati ottenuti.

Rispondi