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Evidenze Poco Evidenti

Il mercato rifiuta caparbiamente anche minime correzioni.
Piccole forzature intraday al ribasso vengono immediatamente inibite, le significative resistenze a 2800 di indice SPX hanno per ora funzionato da bear trap, punendo gli short di chi immagina che i top di mercato si comportino come i bottom.

In realtà c’è una enorme differenza tra massimi e minimi di mercato. I minimi tendono a disegnare dei reversal violenti, come accaduto a Marzo 2009 e a Dicembre 2018. Più frequentemente tornano a ritestare i livelli più bassi, come nel 2002-2003, nel 2011 o nel 2015-2016, ma la ripartenza è sempre rapida.
La domanda che ci si pone quando si arriva ad un presunto bottom di mercato è se il reversal disegnerà una “V” (cioè una ripartenza senza retest dei minimi) o una “W” (cioè uno più retest dei minimi prima dell’inizio del nuovo Bull Market).
I bottom di mercato rimbalzano sempre violentemente dai minimi perchè il sentimento dominante sui mercati è la paura e la disperazione, sentimenti sgradevoli dai quali tendiamo a liberarci il prima possibile. I piccoli trader che hanno resistito aggrappati alle loro posizioni in perdita, capitolano sui bottom ed escono dal mercato innescando l’ultima parte del ribasso, quella dominata dal panic selling, dove lo smart money ha già iniziato a comprare, gettando le basi del prossimo Bull Market.

I top di mercato durano molto più a lungo dei bottom e si presentano sui grafici come arrotondati e allargati, con correzioni più o meno importanti, destinate però a ritestare i massimi o a superarli più volte. I massimi si comportano così perchè il sentimento dominante sui mercati è l’avidità e l’ingordigia, sentimenti piacevoli che tendiamo a far perdurare. I piccoli trader che hanno perso le occasioni precedenti di entrare long, approfittano delle correzioni ai top di mercato per prendere parte alla festa dalla quale sono rimasti finora esclusi, innescando l’ultima parte del rialzo, quella dominata dal panic buying, dove lo smart money ha già iniziato a distribuire gettando le basi del prossimo Bear Market.

In altri articoli ho evidenziato alcune caratteristiche (%ATR e RSI Weekly)abbastanza inusuali del mercato attuale, inusuali come può esserlo qualcosa mai avvenuto prima, che non ufficializzano nè supportano il rialzo ostinato che osserviamo in queste ultime settimane.

In questo grafico è presentata l’equity cumulativa di un trading system settimanale che gira su 6 ETF: SPY, QQQ, DIA, IWM, XLE, XLF; si tratta quindi dei quattro indici americani principali (S&P500, NASDAQ, Dow Jones e Russell 2000) e due ETF settoriali su energy e finance.
I punti A, B e C segnalano aree piatte, ovvero periodi nei quali nessuno dei 6 ETF era in posizione: il trading system era quindi al 100% fuori dal mercato. Non è certamente un caso che il sistema abbia deciso di rimanere fuori tra Aprile 2001 e Maggio 2003, così come tra Luglio 2008 e agosto 2009, o anche tra Ottobre 2015 e Novembre 2016, cioè i 3 Bear Markets degli ultimi 20 anni.

In questa tabella vediamo la stessa cosa ma con un dettaglio in più: in verde, gli anni nei quali i singoli ETF erano long a mercato, in grigio quando tutti o quasi tutti rientravano flat. Risulta ancora più evidente come questo sistema si sia tenuto fuori dai guai nei periodi più difficili ma, in fondo a destra, un nuovo segnale su cui fare attenzione: il sistema è completamente flat. L’ultimo ETF rimasto long nel 2019 (DIA) è uscito venerdi scorso. Non stupisce che DIA fosse l’ultimo ancora a mercato considerando che il Dow Jones è stato l’indice che ha maggiormente apprezzato l’elezione di Trump, ma ora il sistema è totalmente flat, con lo stesso assetto degli anni peggiori.

I mercati hanno sempre ragione: ha ragione l’evidente comportamento daily, che ci dice che la forza rialzista rifiuta di prendere in considerazione concrete ipotesi short e quindi non è il caso (non lo è mai) di discutere cercando a tutti i costi di entrare short sull’ultimo tick rialzista, a meno che non si accetti di essere stoppati più volte.
Ma ha ragione anche il più nascosto comportamento weekly, supportato da 20anni di storia e strutturalmente più lento a manifestare i suoi effetti, che ci dice che la forza rialzista non è più tale da impegnarsi nel medio-lungo termine, almeno per il momento.

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