DGI

La strategia Dividend Growth Investing

La strategia Dividend Growth Investing (DGI) consiste in due semplici regole

• investire su titoli azionari noti per generare un dividendo costantemente in aumento da diversi anni
• tale aumento deve essere superiore al valore dell’inflazione

I titoli azionari che aumentano annualmente e da almeno 25 anni il loro dividendo sono detti Dividend Aristocrats (DA), ed a questo gruppo di titoli elitari fanno parte aziende come Coca-Cola, McDonald, Philip Morris, IBM, Procter&Gamble. Utilizzare la strategia DGI significa quindi investire su aziende solide e diversificate, che vendono prodotti di cui non si può fare a meno (pensate al dentifricio, alle sigarette, alle bevande, alle lamette da barba) e che sono presenti con il loro marchio in ogni angolo del pianeta. Aziende che spesso hanno una posizione economica superiore a quella di molti Stati Sovrani.

L’obiettivo della strategia DGI è quella di generare un flusso di reddito da dividendi sufficiente a coprire tutte, o gran parte delle, spese personali. Negli USA, la DGI è molto seguita e non sono pochi i blog professionali o amatoriali dedicati all’argomento: alcuni investitori si propongono di raggiungere l’indipendenza economica attraverso i dividendi in soli 10 anni.
La DGI è una strategia piuttosto semplice da seguire, e può essere suddivisa in alcuni punti.

Il primo punto è quello di contribuire regolarmente al portafoglio. Questo è importante , perché permette all’investitore di mediare continuamente e per molti anni, il prezzo di carico dei titoli azionari in portafoglio. Il potere della mediazione dei prezzi quando si investe con orizzonti temporali lunghi, operazione nota come Dollar Cost Averaging o, in Italia, come Piano di Accumulo (PAC) è noto da tempo e statisticamente accettato da Value Investors del calibro di Jeremy Siegel e Benjiamin Graham. Lo stesso Warren Buffett accumula nel tempo i singoli titoli del suo leggendario portafoglio.

Il secondo punto è quello di concentrare i propri investimenti su titoli che aumentano ogni anno il loro dividendo e ad un tasso superiore a quello inflattivo, ovvero i titoli DA. Infatti, se l’obiettivo della DGI è quello di vivere dei propri dividendi vi è la necessità di controllare il rischio di inflazione. I titoli DA aumentano regolarmente il loro dividendo da almeno 25 anni ad un tasso mediamente compreso tra il 7% e il 15% annuo, ovvero tra i 5 e i 13 punti percentuali superiori al tasso inflattivo.

Il terzo punto è quello di acquistare i DA a valutazioni interessanti , ma attenzione: per valutazioni interessanti raramente si fa riferimento al prezzo del titolo ad un dato momento ma piuttosto ad alcuni parametri per selezionare i nostri titoli.
• aziende con un dividendo di almeno il 2.5-3%
• che hanno aumentato il loro dividendo per almeno 25 anni
• con un P/E (Price/earnings) inferiore a 20 volte gli utili .
• con un PR (Payout Ratio) non superiore a 60

E’ importante notare che nella DGI non è dirimente quanto alto sia il dividendo, ma la sua stabilità di crescita negli anni. Per esempio, se un titolo ha un dividendo del 12% ma un PR del 90%, ovvero distribuisce il 90% dei propri redditi in dividendi, posso supporre che tale distribuzione non verrà mantenuta negli anni e preferirò certamente un titolo con dividendo del 3% ma con ampie garanzie che lo aumenterà negli anni (decenni) a venire. Ed ancora, tra un titolo con alto dividendo che però viene pagato solo da pochi anni ed uno più basso ma con uno storico lungo, preferirò certamente il secondo.
In sintesi, nella DGI non è importante quanto guadagno adesso, ma quanto guadagnerò tra 10, 20, 30 anni grazie alla crescita esponenziale del dividendo.

Il quarto punto è quello di concentrarsi sulla creazione di un portafoglio diversificato su un discreto numero di titoli per proteggersi dal rischio di default di uno dei titoli in portafoglio o, più semplicemente, dal taglio del dividendo. Di conseguenza , al fine di avere un flusso di reddito difendibile , è necessario possedere almeno 30 titoli diversi ed appartenenti a diverse categorie settoriali (industriali, bancari, consumer staples, farmaceutici, retail, ecc.)

Il quinto punto è quello di reinvestire i dividendi nei titoli del proprio portafoglio allo scopo di sfruttare l’effetto “compunding”. Allo scopo di evitare eccessivi costi di brokeraggio è consigliabile lasciare accumulare i dividendi fino ad una cifra che, unita a capitale fresco da investire nel portafoglio DGI, consente l’acquisto di un certo numero di singole azioni.

Ma quanto tempo si deve attendere prima di avere un ritorno mensile in dividendi tale da essere significativo nel proprio bilancio o, addirittura, tale da permettere di vivere di questi proventi?

Supponiamo di riuscire a risparmiare 1000 euro al mese nei prossimi 10 anni e decidiamo di investire questi 1000 euro mensili in titoli che abbiano un interesse da dividendi pari al 4% e che questi titoli, storicamente, abbiano aumentato il loro dividendo del 6% all’anno.
Se investirò mensilmente 1000 euro aggiungendo a questi i dividendi che percepisco ogni mese (i titoli americani pagano il dividendo ogni trimestre, quindi avendo diversi titoli in portafoglio è facile avere dividendi pagati ogni mese dell’anno) dopo dieci anni avremo un ritorno di circa 700 euro al mese. Una buona integrazione mensile dei propri redditi. Ma se raddoppio la quota che riesco ad investire ogni mese, portandola quindi a 2000 euro, fra dieci anni potrò disporre di circa 1300 euro al mese, ovvero uno stipendio medio (in Italia) senza dover fare nulla.

Naturalmente, come per ogni forma di investimento, anche la DGI nasconde insidie. Immaginate infatti di avere iniziato il vostro portafoglio nel 2007. Essendo un portafoglio Long, andremo incontro alle perdite del caso, ma bisogna tenere presenti due cose:
• i titoli DA sono generalmente difensivi e che in caso di Bear Market perdono meno degli altri.
• I ribassi di mercato sono benvenuti fra gli investitori DGI in quanto consentono di acquistare/mediare il proprio portafoglio al ribasso, ottenendo nel contempo un dividendo superiore.

In ultimo, un titolo DGI non si vende mai, proprio perché lo scopo è quello di percepire dividendi sempre crescenti ogni anno. Tranne in una occasione: il taglio del dividendo.
Se un’azienda taglia il proprio dividendo, magari dopo mezzo secolo di aumenti costanti, non solo è proprio un brutto segno quello che si sta dando al mercato ma viene meno il motivo dell’investimento che è appunto, il dividendo. E’ per questo motivo che nei portafogli DGI sono presenti soprattutto titoli americani. Le aziende americane, infatti, a differenza di quelle europee tengono molto a proseguire la loro politica dei dividendi. A fronte di qualche trimestrale negativa o di una diminuzione ciclica del fatturato, le aziende americane proseguono, tranne in rari casi, a pagare ed aumentare il dividendo, a differenza di quelle europee che sono molto meno conservative.
Per questo motivo, i 25 anni necessari per un’azienda americana per entrare nel novero delle DA, viene abbassato a 10 anni per le aziende europee.
Un investitore europeo avrà comunque buoni motivi per investire in titoli USA diversificando per l’area Euro, ad esempio, con un ETF High Dividend, senza preoccuparsi del rischio cambio che, nel lungo periodo quale è l’orizzonte temporale di questa strategia, viene a perdere di importanza.

Questo articolo è stato pubblicato su Traderpedia

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